Il progetto di rebranding sviluppato per Stefano Novello nasceva con l’obiettivo di ridisegnare la sua immagine nel momento in cui i vini avevano raggiunto un livello decisamente alto per aggredire nuovi mercati ma le sue vecchie etichette non ne erano all’altezza: la “S” gotica che le identificava non diceva molto, e non veicolava alcuna narrazione. Ci voleva un cambio radicale. L’idea è uscita fuori guardando una foto in bianco e nero di Londra in tempo di guerra: c’era una bambina che camminava per gioco su un cavo teso a mezzo metro da terra, fra le macerie. Ma nella mia testa c’era già un ragazzino, Stefano, in bilico impossibile sullo schienale di una sedia friulana, su una collina, perché la ricerca dell’equilibio per Stefano non finisce mai. Questo è tutt’ora lo story telling. Carta avana, e uno stile dritto e senza fronzoli. Palette cromatica a due soli colori: arancio per i bianchi, viola per i rossi. Alcune parti sono in rilievo. Dopo il lancio delle nuove etichette, dal Giappone alcuni estimatori inviarono le foto delle bottiglie con il bambino tutto scarabocchiato: un cappello in testa, una valigia in mano, e altre trovate. Abbiamo capito tutti che l’etichetta stava davvero funzionando.